
Parole sparse, viaggi e nostalgie
Spesso prediligo la scrittura informativa, più che quella emozionale. Non so, sarà perché quando cerco delle informazioni per i miei viaggi, non mi soffermo sull’uso, molte volte eccessivo, di aggettivi e, anzi, salto a piè pari tutte quelle frasi decorative che arricchiscono un testo. Vado dritta al punto, e basta.
Ci sono, però, momenti come questo, in cui sento il desiderio e la voglia di non scrivere solo per incontrare il favore di Google e riuscire a scalare la vetta dei suoi risultati, ma di lasciare che le mie dita formino le parole sulla tastiera del mio Mac, senza troppo pensare alla parola chiave da usare o al link da inserire.
Il fatto è che tutto questo è un circolo vizioso, se non scrivi un testo basato sulle parole chiave cercate dagli utenti, nessuno ti scopre, nessuno ti trova e, di conseguenza, nessuno ti legge.
Aver trasformato la scrittura nel mio lavoro ha i suoi pro e i suoi contro. Uno dei pro è sicuramente quello di fare ciò che amo, il contro è che scrivere non è più un momento per me, un’occasione per soffermarmi sui miei pensieri e le mie sensazioni, ma semplicemente una cosa che devo fare, altrimenti il prossimo mese non si mangia.
Il mio blog è cresciuto molto nell’ultimo anno, le visite sono praticamente duplicate, ma a controbilanciare questo successo, ci sono le mie emozioni lasciate in un angolo.
Certe volte mi fa strano pensare che siete in così tanti che leggete le mie parole, che quasi mi sento un po’ in soggezione a parlarvi di cosa io provi quando visito un luogo, a mettermi a nudo davanti a voi. Eppure, non mi smetteranno mai di brillare gli occhi, quando racconto le mie avventure e le mie esperienze agli amici, come nei video che ho cominciato a fare sulla pagina Facebook.
Ho scelto di non fare blogtour proprio perché ho paura di perdere l’entusiasmo di salire le scale mobili che mi porteranno ai controlli sicurezza dell’aeroporto, ho paura di non riuscire a vedere i luoghi che visito con la stessa naturalezza e lo stesso desiderio che ho quando un viaggio lo penso e lo organizzo da me. Non posso e, soprattutto, non voglio rinunciare alle emozioni che ogni viaggio mi porta.
Viaggiare va oltre il semplice “cosa fare”, “cosa vedere” e il “dove mangiare”. Viaggiare è un bisogno, insito dentro di noi, che ci spinge a scoprire il mondo e a metterci continuamente in gioco, con noi stessi e con gli altri.
I viaggi mi hanno fatto diventare la persona che sono oggi e so che hanno ancora tanto da insegnarmi.
Con l’inizio della mia carriera da freelance, mi trovo ora a non sapere se riuscirò a fare un lungo viaggio quest’anno. La cosa mi rattrista un po’, ma alle volte bisogna fermarsi per riuscire ad apprezzare il grande ventaglio di opportunità e possibilità che abbiamo.
Il fatto che oggi ci siano un miliardo di voli low cost e che sia così facile acquistarne uno con un semplice click e trovarsi catapultati in appena un’ora e mezzo in qualche capitale europea, un po’ ci ha fatto perdere la percezione dell’importanza che un viaggio, effettivamente, ha.
Guardandomi indietro, il mio ricordo si ferma sul mio viaggio da sola a Parigi. Mi manca.
Mi manca tutto di quel viaggio, anche la mia solitudine. Due giorni soli, ma importanti, per me stessa.
Sarà che tra circa un mese entro nella sfera degli “enta” e, senza rendermene conto, ho cambiato il mio modo di viaggiare. Sono più esigente, meno flessibile, sono sostanzialmente più vecchia… ok, non così tanto vecchia, ma non potrei mai tornare a dormire su una lastra di marmo per 4 ore in attesa di prendere un volo, ora dovrei fare i conti con uno scagotto fulminante per due giorni, prima di riprendermi.
Se volete, si può dire che sono un po’ nostalgica. Mi pare un secolo che sono tornata dall’Australia, dalla mia vita senza pensieri, in un paese dove la mia massima aspirazione era quella di portare quattro piatti insieme, senza farli cadere, per potermi pagare un viaggio di un mese e mezzo.
Si cresce, si cambia ed è bello guardarsi allo specchio e vedere quelle rughe invisibili, che sul viso delineano la mappa dei luoghi che hai visto e delle esperienze che hai vissuto.
I viaggi hanno il potere plasmare la tua personalità e i tuoi pensieri, un consiglio? Lasciateli fare!
Ciao, io sono Elisa Pasqualetto, ma tutti ormai mi chiamano Liz. Sono nata a Venezia, anche se le voci dicono che non ci viva più nessuno. Nella vita lavoro freelance come Social Media Manager e Copywriter, mentre questo blog è solo una finestra sulla mia più grande passione: il viaggio.

Un commento
Serpentedario
cara Liz,
bello leggere le tue parole sparse, io le chiamo schegge di pensieri.
Un tuffo nel Cuore nostalgico mentre racconti l’istantanea delle emozioni vissute da sola a Parigi, grazie 🙂
L’11 agosto 1999 verso le 12.45 di Tempo Medio Dell’Europa Centrale (10.45 T.U.) nell’Europa centrale si è verificato un fenomeno facilmente prevedibile, ma difficile da vedere anche una sola volta nella vita di ciascuno di noi. Per questo ho deciso di partire anche da solo verso una città in centro Europa dove la percentuale di Eclissi era del 100%.
Da buon caposquadriglia scout agesci di San Giobbe a Venezia, munito di pesante tenda canadese sulle spalle e sproporzionato sacco a pelo militare per temperature a meno 60°C,ho acchiappato al volo il treno notturno per Salisburgo: e in 6 ore ero catapultato in una città veramente coccola e per me anche misteriosa in quanto non ci ero mai stato.