Italia

San Servolo: una Shutter Island tutta veneziana

scheda matti san servoloEssere uno di quei turisti noiosi, con la macchina fotografica sempre al collo non è sempre un male, soprattutto se lo si è nella propria città natale.
Spesso mi sono accorta che, paradossalmente, i turisti conoscono le nostre città molto meglio di noi che ci viviamo!  Sabato 22 Giugno 2013, l’Università Ca’ Foscari, in collaborazione con la provincia di Venezia hanno dato vita ad un evento originale, culturale ed artistico che valorizza la città lagunare anche sotto la luce della luna. Art night Venice dalle 18.00 a mezzanotte, tra le diverse opportunità, offriva una visita gratuita alla riscoperta dell’isola di San Servolo e del suo manicomio maschile, ed io ho colto l’occasione al volo.

È ben noto che le isole veneziane, per la maggior parte, fungevano da lazareti nei periodi di peste; proprio per la loro posizione isolata, erano perfette per degli “ospiti indesiderati”.
Per circa 600 anni l’isola di san Servolo è stata sede di un monastero benedettino femminile, poi nel 1716 diventa ospedale militare, infine nel 1804 viene adibito a manicomio.
Nel 1978, con la la nuova legge Basaglia, viene chiuso ed i pazienti, all’epoca circa 900), furono spostati sull’isola di San Clemente, noto manicomio femminile.
Non tutti i pazienti avevano problemi di natura psicologica, spesso infatti erano alcolisti, malati di pellagra, o persone rinchiuse per motivi politici, come per esempio Ida Dalser, prima compagna di Mussolini, mai ufficializzata da lui.
Mussolini dopo essersi arruolato, allo scoppio della guerra, incontrò un’altra donna, Rachele Guidi, con la quale si sposò, cercando di cancellare le tracce di ogni sua relazione con la precedente amante, una volta salito al potere.

Ida Dalser non si arrese, voleva essere riconosciuta come sua prima moglie, ma Mussolini la fece rinchiudere nel manicomio di Pergine Valsugana prima e a San Clemente poi, dove morì.

Si raggiunge l’isola tramite la linea 20 del vaporetto che parte dall’imbarcadero di San Zaccaria. L’isola, dalla laguna, ricorda vagamente la Shutter Island scorsesiana, affascinante ma allo stesso tempo terrificante. Innocente alla luce del sole, ma la notte? Qualcuno giura di sentire ancora le urla dei pazienti.

san servolo craniLa visita si divide in due parti, la prima mostra ai partecipanti le diverse piante che l’isola ospita: alberi centenari, dalla Cina, dalle Canarie, piante in via d’estinzione, alberi dai frutti allucinogeni.
Una volta entrati si visita, con una guida, il piccolo museo dedicato alla pazzia, la sala anatomica, la chiesa e l’antica farmacia.

Il museo si sviluppa in poche stanze, mostrando al pubblico i macchinari,le catene, le docce ed i farmaci omeopatici. La guida, raccontando la storia dell’isola, riesce a integrarti perfettamente nell’atmosfera di un tempo. Le foto dei malati che hanno passato parte della loro vita lì, rendono il tutto più reale.

Alcuni degli strumenti esposti nelle teche dimostrano quanti i medici dell’isola seguissero le pratiche e le teorie del famoso antropologo criminale Cesare Lombroso, il quale sosteneva che dalla forma del cranio e di altre parti del corpo era possibile riconoscere un criminale fin dalla nascita. Il paradosso fu che, lo stesso Lombroso aveva espresso il desiderio che il suo corpo fosse donato alla scienza, e secondo le sue teorie, lui stesso presentava le tipiche caratteristiche di una mente criminale.
La sala anatomica non è quella originale, è stata ricostruita con gli elementi della vecchia stanza, il tavolo dove venivano dissezionati i corpi è autentico, così come i cervelli ed i crani esposti.

La chiesa è piccola ma molto bella, non più utilizzata ormai.

san servolo farmaciaL’antica farmacia consiste in una piccola stanza contornata da scaffali di spezie ed ingredienti per i farmaci omeopatici. Al centro della sala un tavolo con una bilancia e un paio di mortai, strumenti fondamentali per i farmacisti. I Veneziani infatti erano famosi per la così detta “Teriaca”, farmaco famoso già dall’antichità ma sembra che quella preparata a Venezia fosse di gran lunga la migliore. I farmacisti avevano preso l’usanza di preparare il farmaco in pubblico seguendo un vero e proprio rito, con tanto di vestito per l’occasione: casacca bianca e pantaloni rossi.

Nei campi dove si trovavano le antiche drogherie si possono ancora notare i segni sul pavimento dove i farmacisti usavano appoggiare i mortai per preparare la miracolosa Teriaca.

La visita dura poco meno di un’ora.
È possibile visitare il museo solo prenotando una visita guidata presso la fondazione IRSESC.

Le visite sono gratuite per tutti gli studenti, la tariffa per gli adulti è di soli 3 euro.

Ciao, io sono Elisa Pasqualetto, ma tutti ormai mi chiamano Liz. Sono nata a Venezia, anche se le voci dicono che non ci viva più nessuno. Nella vita lavoro freelance come Social Media Manager e Copywriter, mentre questo blog è solo una finestra sulla mia più grande passione: il viaggio.

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