
Sentirsi in gabbia
Ieri mi è venuto un attacco d’ansia. Non mi era mai successo prima.
Sentirsi in gabbia è una costante della mia vita, specialmente se passo troppo tempo ferma in un posto senza potermi muovere. Sembra esagerato, lo so, ma sono sensazioni che ho imparato a riconoscere e non negare a me stessa. A cosa serve raccontarsi la fiaba dell’orso, illudersi di essere felici di trascinare il proprio culo in ufficio tutte le mattina. E pensare che io amo quello che faccio, ma ho dei grossi problemi con gli orari. L’orario di ufficio mi distrugge, abituata com’ero a fare i turni a lavorare la sera e avere la mattina per dedicarmi ad altro. Ora torno a casa dopo le sei di sera, e dopo cena devo lavorare per me stessa, per i miei progetti, e poi mi stupisco se mi vengono gli attacchi d’ansia. Viaggiare mi serve, viaggiare è respirare, viaggiare è vivere.
Viaggiare, alle volte, è sinonimo di scappare, non è solo la voglia di vedere posti nuovi, ma quella di lasciare i pensieri a casa e di tornare a pensarci su dopo qualche giorno di pausa. L’ho già detto in un precedente post, è la dannazione di essere una viaggiatrice, di non riuscire a stare troppo tempo ferma nello stesso posto. Con questo spirito ci nasci, non è una scelta e, per quanto agli occhi degli altri tu possa essere invidiata, non sempre è una fortuna.
Non credo potrei mai viaggiare per lavoro, perderebbe il significato che per me ha prendere un aereo, perderebbe di valore. Non sarebbe viaggiare, sarebbe muoversi obbligatoriamente, tanto che si rischia di avere la nausea di prendere un’auto o un aereo. Non voglio dover arrivare a questo, voglio che viaggiare rimanga un piacere, voglio rimanga la mia porticina da aprire quando non riesco più a stare rinchiusa in una stanza, quando comincio a sentirmi in gabbia.
Forse è un po’ codardo da parte mia, prendere un aereo e volare altrove, ma è un bisogno fisiologico quello di staccarmi dalla quotidianità, è una voce nella testa che ti dice che “è tempo di andare”, come succedeva alla protagonista di Chocolat:
Finché, un giorno d’inverno, non soffiò uno irrequieto vento del Nord
Ciao, io sono Elisa Pasqualetto, ma tutti ormai mi chiamano Liz. Sono nata a Venezia, anche se le voci dicono che non ci viva più nessuno. Nella vita lavoro freelance come Social Media Manager e Copywriter, mentre questo blog è solo una finestra sulla mia più grande passione: il viaggio.

Due anni di Travelling with Liz

15 commenti
Travel upside down (@Vale_RosaMela)
Molto bella la frase di quel film 🙂 è rimasta impressa anche a me 🙂 è vero, il viaggio è esplorazione libera da vincoli. Il bello è proprio quello 🙂 è un modo per sentirsi davvero liberi 🙂
Liz Au
Grazie per il tuo commento Vale, il bello è proprio quello sì, la sensazione di libertà che dà il viaggio
Federico Mura
Viaggiare libera la mente. In qualsiasi modo lo si faccia, qualunque siano i problemi.
Liz Au
eehhhhh già
Elisa
Mi ritrovo totalmente in questa frase: “Forse è un po’ codardo da parte mia, prendere un aereo e volare altrove, ma è un bisogno fisiologico quello di staccarmi dalla quotidianità, è una voce nella testa che ti dice che “è tempo di andare”
l’ho pensato un sacco di volte….quanto ti capisco!!
Forse è anche per questo che sto progettando di andare via almeno per qualche mese, ho bisogno di staccare completamente e dedicarmi a me, ovviamente in viaggio perchè sto bene .)
Liz Au
Ti capisco Elisa, anche nella mia testa frulla il pensiero di un viaggio lungo che però al momento non posso fare, causa diversi impegni.. 🙁
TripVillage
Ti RI-capisco perché per ora non posso farlo nemmeno io….
lafedelovelife
Ragazze, mi ci ritrovo in tutto. E sapete una cosa? Due giorni fa parlavo con un amico e dicevo “tra sette anni, finito il mutuo, mi prendo un anno sabbatico e viaggio senza meta e senza vincoli”. Insomma, una pazza che parlava con un pazzo come lei e la incalzava a farlo auto invitandosi. Intanto vivo di toccate e fughe, di lunghi viaggi estivi, di risparmi per acquistare un volo, di voli “scroccati” alle trasferte lavorative per attaccarci un weekend super libero e super lowcost, spesso sola perchè mi fa molto bene.
A volte penso anche che siano i miei sensi del dovere a tenermi qui, a volte il destino (vedi un colloquio x lavoro in UK andato benissimo e sfumato 5gg fa per motivi non miei ma del datore di lavoro). Si vede che così deve andare. Irrequieta mi definisco. E’ la mia (e forse la nostra) vita. E mi piace sapete?! E’ solo l’età a spaventarmi un po’….
Liz Au
Ciao Franci, capisco che l’età possa essere considerato come un problema, ma non deve essere questo a fermarsi, nessuno ha detto che ad una certa età bisogna smettere di sognare e di vivere, di desiderare di fare cose che magari prima non eravamo in grado di fare. Il coraggio è l’unica cosa da dover cercare, penso sia quello che dia veramente la spinta finale.
Inoltre, penso che tutto accada per un motivo, se non è andato il significa che la vita ha in serbo per te ben altro! 🙂
Aiace
“A cosa serve raccontarsi la fiaba dell’orso, illudersi di essere felici di trascinare il proprio culo in ufficio tutte le mattina. E pensare che io amo quello che faccio, ma ho dei grossi problemi con gli orari. L’orario di ufficio mi distrugge, abituata com’ero a fare i turni a lavorare la sera e avere la mattina per dedicarmi ad altro. Ora torno a casa dopo le sei di sera, e dopo cena devo lavorare per me stessa, per i miei progetti, e poi mi stupisco se mi vengono gli attacchi d’ansia. Viaggiare mi serve, viaggiare è respirare, viaggiare è vivere.”
Leggo queste parole esattamente nell’ultimo giorno da dipendente in quella che potrebbe definirsi un’azienda ideale: in crescita, capi fantastici, salario adeguato, ovviamente all’estero (frontaliere). Un anno di vita da ufficio. Stesse tue sensazioni, stessa opinione. Mi sento meno solo, grazie per aver condiviso questo post 🙂
Liz Au
Aiace, grazie a te per il tuo commento. Sembra stupido detto così sul web, ma ti son vicina e ti auguro, come lo auguro a me stessa, un giorno di trovare quello che cerchiamo.. Un abbraccio
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The Girl with the Suitcase
Siamo simili. Potrei averle scritte io queste parole.
Ti abbraccio!
Liz Au
Momenti condivisibili, in effetti.. ne devo dedurre che odi l’orario d’ufficio?
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