vivere viaggiando
Riflessioni

Vogliamo veramente vivere viaggiando?

vivere viaggiando“Vivere viaggiando”, qualche tempo fa era il sottotitolo del blog, andava bene due anni fa quando ho iniziato a scrivere, ora non so più se riflette effettivamente quello che voglio fare. Mi ha fatto ragionare un post di Giulia (lo so cito sempre lei ma cosa volete farci se mi ritrovo in quello che scrive?), che affronta il tema del viaggio per lunghi periodi.

In fin dei conti non mi è mai capitato di viaggiare per più di un mese e mezzo e non ho mai preso in considerazione il fatto che, forse, viaggiando per tanto tempo è il viaggio stesso a diventare routine, o comunque a stancarti fisicamente, tanto da non riuscire ad apprezzarlo più come prima.

Quando si parte per un viaggio, nella stragrande maggioranza dei casi, si sa anche che, prima o poi, si farà ritorno in quel luogo che siamo abituati a chiamare casa, ma se invece si sceglie di vivere viaggiando la parola “casa” perde di significato. Stavo pensando a come, noi italiani, chiamiamo “casa” diversi luoghi durante la nostra vita. Io per esempio ho chiamato così Bondi Beach, ma ci ho vissuto per diversi mesi, ho chiamato casa Auckland, nonostante ci sia stata solo una settimana, ho chiamato casa anche diversi ostelli in giro per l’Europa in realtà. Ogni luogo in cui mi fermavo,per almeno una notte, fosse una capanna, una camerata d’ostello o un appartamento, per me diventava il mio punto di partenza e ritorno. Perché in fondo abbiamo sempre bisogno di un punto di riferimento, una meta e uno scopo da seguire.

Vivere viaggiando credo sia una delle cose più belle, intense e istruttive che una persona possa decidere di fare, non è nemmeno qualcosa da tutti, onestamente non so nemmeno se io stessa, con tutto l’amore che ho per viaggiare, ne sarei capace.

Credo che il viaggio sia una parentesi, una sorta di momento per sé stessi, un percorso e non si può certo camminare all’infinito, c’è bisogno di fermarsi e riposare per poi riprendere. Non dico che nel mio futuro non ci sia il progetto e il desiderio di un viaggio di mesi (soldi permettendo ovviamente), ma credo che se anche finirò per prendere un volo di sola andata, prima o poi tornerò a casa, qualsiasi essa sia e in quel momento, probabilmente, avrò raggiungo una delle tappe del mio viaggio, mi riposerò e ripartirò, ma ci sarà sempre per me un posto che vorrò chiamare “casa”.

 

 

Ciao, io sono Elisa Pasqualetto, ma tutti ormai mi chiamano Liz. Sono nata a Venezia, anche se le voci dicono che non ci viva più nessuno. Nella vita lavoro freelance come Social Media Manager e Copywriter, mentre questo blog è solo una finestra sulla mia più grande passione: il viaggio.

8 commenti

  • Giulia Raciti

    GOT IT!
    Noto che hai compreso quello che ti dicevo il giorno che ci siamo conosciute e che probabilmente ti aveva anche stranita, soprattutto se sentito venire da me.

    Nel momento in cui l’eccezionale diventa il normale l’interesse va via via scemando. E se il viaggio, che il più bel regalo che ci possiamo fare, viene svuotato del suo fine più puro, che è la scoperta mista a curiosità ed entusiasmo, a quel punto diventa un mero trascinarsi da un posto all’altro. A quel punto hai il dovere di fermarti e ricaricarti, o il rischio è quello di non stupirti più.
    Un abbraccio da Berlino!

    • Liz Au

      Ciao Giulia,
      in effetti è vero, il giorno in cui ne abbiamo parlato devo averti guardato come se fossi una pazza, della serie “ma che diavolo sta dicendo?”, invece poi mi hai messo la pulce all’orecchio e a distanza di quasi quattro mesi ho tirato le somme e sono arrivata a questa conclusione. 🙂 grazie!

  • Federico Mura

    Vivere viaggiando non so se farebbe per me. La gioia del ritorno, la voglia di raccontare tutto, di riepilogare mentalmente quanto fatto, visto e vissuto, magari anche con un filo di nostalgia, è sempre una cosa positiva.
    Credo che non potrei e/o non vorrei nemmeno fare un mestiere che mi costringa a viaggiare per lavoro, perderebbe il significato che ha per me il prendere l’aereo o qualsiasi altro mezzo che mi dia la possibilità di evadere, crescere e conoscere.

    • Marko

      Condivido anch’io…
      …but I would like do add something. It is nice to relate your trip because you relieve it each time.
      Here I find a possible danger to fall over the edge… You can see a lot of people who are not really on their journey/travel/vacation because they try to experience it trough camera, nowadays cell phones and tablets! People want to share on social networks each moment, but a price is so high… Sometimes it was called “Japanese syndrome”…
      A hint. Once you’ll see a beautiful short term scene, don’t grab your camera, because you will miss it. Just stay there and enjoy it. It is for you. And you’ll have it in your mind for ever, proven 😉

  • Marko

    Hi Liz,
    Chiedo scusa a tuoi lettori Italiani…
    … but You know that Italian is my weak point so I write in English.
    I believe in two types of traveling.
    First one is when you have a goal where to go, stay there more or less and then return. End Second one, when traveling itself is a goal.
    In first case you tend to reach the goal as soon as possible using car, train or plain. Travel is not necessary unpleasant but your focus is on place you go. You fly, but you feel as in a bus. Real fly is on low speed and on low altitude… On highway you run on highest speed, but don’t you miss a wind in your hair? Silence and peace of country roads? Aren’t we all spoiled of quick and stressed live style. Isn’t every journey a chance to go inside of your self also?
    Try a sailing boat. Pleasure begins when you untie it, and continue, continue…
    …for some “lucky bastards” even edndless 😉
    You feel peace you feel safe, you feel home…

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