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Asia,  Emirati Arabi

Dubai: le donne e il niqāb, libertà negata o scelta?

niqābSapevo che Dubai era una città moderna e cosmopolita, sapevo anche che non avrei dovuto indossare il velo (già mi veniva l’affanno al solo pensiero), però è comunque una città araba, una città dalle regole ferree e dalle “punizioni” ancora più intransigenti. Un po’ destabilizzante, un po’ contraddittoria o forse solo tanto diversa da ciò che siamo abituati a vivere in Europa.

Da donna, la questione del niqāb (velo che lascia scoperti solo gli occhi) è qualcosa che ho sempre percepito da vicino, qualcosa che, istintivamente, vedevo come un ledere la libertà altrui e un marcare la differenza tra uomo e donna, sicuramente non qualcosa di positivo, ma ho deciso di farmelo spiegare.

Il niqāb è una scelta, magari non per tutti, ma lo è. A Dubai incontrerete donne che lo indossano, donne che mostrano solo il viso e altre che vestono abiti “occidentali”, insomma, non c’è sicuramente il rischio di sentirsi un pesce fuor d’acqua. Indossarlo, magari anche solo per un giorno, sarebbe stato, forse, un modo per avvicinarmi a un popolo con cui condivido poco, per lo meno di primo acchito, eppure non l’ho fatto, forse per il troppo rispetto verso una cultura che per me è ancora sconosciuta, forse imbarazzo, forse paura di sentirmi in gabbia. Non lo so.

Il niqāb dà un senso di protezione, evita i giudizi sull’aspetto fisico, la discriminazione per il modo di vestire, se ci si pensa è un toccasana durante il periodo adolescenziale: nasconde l’acne e i chili di troppo. Scherzi a parte, è sì un’espressione del proprio credo, ma non solo, è un segno di profondo rispetto (o sottomissione?) verso il proprio marito, unico per il quale farsi bella e l’unico dal quale farsi ammirare.

La parità dei sessi è una questione che non mi va di affrontare, ma che nella cultura araba è ancora un argomento attuale e che, in parte, si mostra dalla differenza di vestiario. La donna coperta, l’uomo no, eppure l’esclusività in una coppia non dovrebbe esistere da entrambe le parti? ma sono questioni fin troppo grandi per me, quindi non voglio dilungarmi oltre.

E I VESTITI CHE COMPRANO?

niqadVisitando il Mall più grande del mondo, a Dubai, mi sono accorta di quante donne in niqāb girassero con borse piene di acquisti e parlo di vestiti. Sono rimasta un po’ sconcertata, la mia mente, stupida, ha pensato come un’occidentale: “Cosa li comprano a fare che poi non possono mostrarli?”, mi è stato risposto “Li mostrano al marito o quando si ritrovano tra donne, perchè dovrebbero sfoggiarli al mondo?”. Noi occidentali viviamo in un mondo dove le tette al vento sono diventate le protagoniste degli show televisivi, dove chi si sveste di più ottiene il lavoro e non chi ne ha realmente le capacità, credo mi faccia più schifo questo che un volto coperto per scelta.

E IL CORTEGGIAMENTO?

Altra domanda stupida che mi sono posta e che solo in un secondo momento mi sono resa conto della sua banalità è stata: “Ma come fa l’uomo a corteggiare una donna se non ha la possibilità di vederla?”. La risposta è arrivata come un macigno sulla mia testa: “molti matrimoni qui sono ancora combinati”, senza volerlo avevo applicato la mia mentalità occidentale ad un mondo che ovviamente non lo è. Mi sono zittita, mi sono anche un po’ vergognata della mia domanda, ma mi ha messo davanti a una realtà che conoscevo e che per qualche motivo avevo dimenticato.

Non c’è un giusto o sbagliato, libertà significa anche decidere di indossarlo per via dello stile di vita scelto, non necessariamente deve essere visto come un qualcosa di oppressivo, anche se io credo che morirei se dovessi portarlo, ma questo, solo perché sono nata in un paese dalla cultura differente.

La libertà si presenta a noi con volti diversi, ma ciò che conta è la stretta di mano, l’espressione degli occhi, non a caso sono detti lo specchio dell’anima, e il niqāb lascia lo spazio per scorgerli. Guardiamoli e lasciamo che siano loro a parlarci.

Ciao, io sono Elisa Pasqualetto, ma tutti ormai mi chiamano Liz. Sono nata a Venezia, anche se le voci dicono che non ci viva più nessuno. Nella vita lavoro freelance come Social Media Manager e Copywriter, mentre questo blog è solo una finestra sulla mia più grande passione: il viaggio.

7 commenti

  • Eli Sunday Siyabi

    Dopo due anni vissuti in Oman, posso confermare ciò che ti è stato detto. Con la differenza che l’Oman è un po’ più indietro economicamente rispetto agli Emirati, ma più avanti nel rispetto della donna e nell’obbligo o meno di indossare l’hijab e affini. Dubai è Medioevo: nonostante sia aperto agli stranieri per motivi puramente di business, le regole sociali sono rigidissime. Basti pensare che se voglio condividere la mia stanza d’hotel col mio fidanzato omanita, in Oman non ci sono problemi, a Dubai è vietato.
    In Oman, l’imposizione del velo (perché di imposizione si tratta) e applicata nelle regioni del sud, più arretrate.

    • Liz Au

      Grazie per questo commento Eli, confermo la storia della stanza d’albergo. Diciamo che è vietato per legge ma se dichiari a parole di essere sposato la stanza te la danno lo stesso, non vengono a chiederti il certificato di matrimonio, però sì, in teoria non si potrebbe.

  • Eli Sunday Siyabi

    Davvero? Hamed mi aveva detto diversamente! Noi eravamo riusciti a dormire però in un hotel di un altro emirato. Un mio amico autista aveva una (corta) lista di hotel di Dubai dove avrebbero chiuso un occhio.
    Comunque grazie per la bella riflessione sul niqab!

  • Andrea

    Parli di strette di mano e di espressione degli occhi. Peccato che alle donne sia vietato incrociare lo sguardo di un uomo (che non sia il marito o parente stretto). Idem per la stretta di mano. Dubai è piena di contraddizioni.

    • Liz Au

      Ciao Andrea,
      grazie per questo commento, in effetti io da donna non mi sono posta il problema dell’uomo. Conta che comunque Dubai non è così restrittiva come in altre parti del Medio Oriente.
      Hai ragione, è una città ricca di contraddizioni.

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