Il Casino Venier a Venezia: un gioiello da vedere assolutamente
Ho sempre sognato di visitare il Casino Venier a Venezia.
Era diventata quasi una fissazione, soprattutto dopo aver letto Un amore veneziano di Andrea Robilant e le Memorie di Giacomo Casanova, dove vengono descritte le attività che si svolgevano nei ridotti, altrimenti detti “casini”.
La parola “casino”, a Venezia, significa “piccola casa”, già questo ci fa capire le ridotte dimensioni di questi ambienti, da qui il sinonimo “ridotto”, appunto.
I ridotti erano dei luoghi di divertimento a Venezia e nel 1744 erano ben 188. Qui si giocava d’azzardo, ci si trovava dopo il teatro per parlare di filosofia e arte, si organizzavano incontri galanti e si ballava… il tutto nella massima discrezione.
Tutti questi ridotti si trovavano, per lo più, nelle vicinanze di Piazza San Marco, dove di fatto erano concentrati i teatri, che al tempo erano il passatempo più diffuso tra i nobili. Uno molto famoso è quello che si trovava all’interno di Palazzo Dandolo, a San Moisé.
Nel Palazzo di Ca’ Rezzonico, sede del museo del Settecento veneziano, c’è un bellissimo dipinto che fotografa una tipica serata al ridotto e non è un caso che tutti i partecipanti indossino la maschera, o meglio la bauta.
Venezia è sempre stata, durante gli anni della Repubblica, una città libertina, dove era possibile fare qualsiasi cosa, nel rispetto delle rigide leggi veneziane. Ad esempio, la prostituzione a Venezia era legale, ma doveva essere praticata solo in alcune zone specifiche della città, quali il Castelletto e successivamente le Carampane. Se le prostitute venivano scoperte ad addescare gli uomini nelle osterie, la punizione prevista era la fustigazione da Piazza San Marco al Gobbo di Rialto.
Non si scherzava.
Ma i veneziani non si sono mai privati del divertimento e del libero pensiero, e i ridotti rappresentavano, in qualche modo, il vero spirito veneziano dell’epoca.
Ma cos’erano esattamente i casini o ridotti?
Questi piccoli appartamenti, costituiti da poche stanze, ricchi di stucchi e affreschi, funzionavano come dei veri e proprio circoli, con soci paganti, che potevano a loro volta portare chiunque avessero voluto.
Dopo la caduta della Repubblica, a Venezia c’erano ben 136 ridotti privati. C’erano i casini per i nobili (di cui il nome di un sottoportico tra San Barnaba e la calle dela Toletta), quelli per avvocati o artigiani, quelli per i mercanti e quelli per sole donne. Con il tempo, in base al pubblico che frequentava un determinato casino, nacquero tutte queste sfaccettature, e capitava che alcuni casini diventassero veri e proprio salotti letterari.
Nei ridotti tutto era concesso. Varcare quella soglia era come aprire la porta verso un mondo parallelo, fatto di divertimento, lussuria e gioco d’azzardo.
Provate a chiudere gli occhi e immaginarvi nel ‘700 veneziano, pronti per uscire di casa in gran segreto. Il tabarro sulle sballe e la bauta pronta ad essere indossata. Il Casino Venier si trova tra San Marco e Rialto, accanto al Ponte dei Baretteri.
L’entrata è nascosta da un sottoportico, dà poco nell’occhio, ma già si sente la musica in calle. Suonate, senza sapere che qualcuno, dal pavimento del Ridotto, vi sta osservando.
Appena la porta si apre, comincia la festa.
Visitare il Casino Venier a Venezia: gli spazi
Una piccola scala vi porta al piano di sopra, dove altri indossano la bauta e il tabarro nero. La musica entra nelle stanze da delle feritoie, giusto sopra la scala. Lì dietro, si nasconde un gruppetto di quattro musicisti, con il compito di allietare la serata, senza interferire e senza vedere i partecipanti.
Salita la scala, si apre un corridoio fastoso, con una grande vetrata in fondo, che dà su un balcone con vista sul canale sottostante e sul Ponte dei Baretteri.
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Elena Priuli è la padrona di casa, anche se la proprietà è del marito Federico Venier procuratore della Repubblica. Elena è una donna molto raffinata e colta, nonchè di buon gusto. Un pettegolezzo la ritrae come una cacciatrice, che durante il Carnevale presso il suo ridotto si diverte a individuare la preda da dietro i vetri della veranda, per poi sedurlo e portarlo nelle sue stanze.
Attorno a voi il corridoio si apre su quattro stanze, due per lato, e guardando verso la sala da pranzo, vi accorgete di una stranezza.
Il Casino Venier ha un particolarità, un tassello sul pavimento del corridoio, che si solleva e permette di vedere chi sta suonando alla porta, proprio sotto il sottoportico. Ingegnoso, anche perchè si mimetizza perfettamente con il pavimento. Un’eventuale irruzione della polizia sarebbe stata sventata grazie a quel piccolo foro e, ovviamente, dalla porta di servizio, che permetteva di raggiungere in un batter d’occhio il Ponte dei Baretteri e sparire nella notte.
Tutti si salutano, tutti si conoscono e non si conoscono.
Prima di sedervi al tavolo e spendere qualche soldo, vi fermate a fare un po’ di conversazione di circostanza. L’argomento? La filosofia, che si sposa bene con la musica soave che inonda le stanze.
Un bicchiere di vino? Sì, perchè no, dopotutto è serata di baldoria.
Sul soffitto una decorazione a stucchi color pastello, con lo stemma dei Venier. Come mai lo stemma della famiglia si trova in un posto votato alla frivolezza? Pura autocelebrazione.
Le quattro virtù cardinali (Fortezza, Prudenza, Giustizia e Temperanza) arredano le pareti ai lati del corridoio, insieme a moltissimi specchi, che hanno il compito di rendere quel luogo così piccolo, estremamente luminoso.
La stanza sulla sinistra della finestra è la sala da pranzo, collegata con la cucina da due passavivande, nascosti da due armadi in legno. I cuochi non vi possono vedere, come voi non potete vedere loro. Il livello di riservatezza è altissimo.
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Un camino, con sopra un altro grande specchio circondato da stucchi con motivi naturalistici, occupa gran parte della parete opposta all’entrata. L’atmosfera è allegra, il vino abbonda, le donne non mancano.
Ma voi siete venuti a giocare d’azzardo. Vi girate e raggiungete la stanza dall’altra parte del corridoio, coperta da nuvole di fumo e da un forte chiacchiericcio. Il soffitto è decorato con stucchi in avorio e oro. Lo stile neoclassico, qui, si sposa con le docarazioni rococò.
Non avete che da scegliere. Dadi? Carte? Sedersi al tavolo è la parte più facile, ma è lì che comincia il divertimento.
E così, dopo una serata di sregolatezze in pieno stile del settecento veneziano, dove i ridotti erano una moda a cui non ci si poteva sottrarre, è arrivata l’ora di andare a casa, con le tasche più vuote e la mente piena di conversazioni interessanti.
La Venezia del settecento è così, poco prima del crollo della Repubblica. Frivola, allegra e distratta.
Info utili per visitare il Casino Venier a Venezia
Il Casino Venier è la sede dell’Alliance Française, associazione culturale Italo-Francese, ed è possibile visitarlo su appuntamento, oppure partecipanto alle iniziative dell‘Art Night, o ancora tramite tour privati, organizzati da agenzie.
Nel caso capitaste durante la serata dell’Art Night, la visita è gratuita.
Ciao, io sono Elisa Pasqualetto, ma tutti ormai mi chiamano Liz. Sono nata a Venezia, anche se le voci dicono che non ci viva più nessuno. Nella vita lavoro freelance come Social Media Manager e Copywriter, mentre questo blog è solo una finestra sulla mia più grande passione: il viaggio.