America,  Stati Uniti

Harlem, La Statua della Libertà ed Ellis Island

Molti non sanno che oltre a Liberty Island, dove si trova la Statua della Libertà di New York, esiste anche un’altra isola, chiamata Ellis island. Certo, non si può non provare l’ebbrezza di arrivare almeno ai piedi di quello che è un simbolo della generazione precedente alla mia, ma consiglio vivamente di allungare il tour visitando ache l’isola delle lacrime, quella, dove milioni di persone provenienti da tutto il mondo hanno passato almeno qualche ora della loro vita, prima di entrare a far parte del sogno americano. 

LA STATUA DELLA LIBERTÀ

Avevo prenotato i biglietti online in modo da doverli solamente ritirare una volta arrivata.

Il cielo cominciava a rannuvolarsi. La sfortuna ha voluto che non ci fossero più biglietti disponibili per poter entrare all’interno della Statua della Libertà e così mi sono dovuta accontentare di vederla dall’esterno.

Consiglio vivamente di prendere l’audioguida, che, tramite la voce, indica il percorso da fare per poter ripercorrere la storia della costruzione della statua.

Lo sapevate che un volta The Statue of Liberty non era del colore che la vediamo oggi?

Statua della libertà a New york

Dall’alto della mia ignoranza credevo fosse nata così, invece un tempo era color rame, essendo appunto ricoperta da questo materiale che, com’è noto, ossidandosi cambia colore. Non so a voi, ma a me piace di più com’è adesso…verde, verde come la speranza di una vita migliore, perchè di fatto è questo il messaggio che la statua dava agli immigranti che provenivano dall’Europa.

La statua fu progettata da  Frédéric Auguste Bartholdi secondo l’idea di Édouard René de Laboulaye a Parigi.

Bartholdi, che era scultore, si affidò per la parte architettonica a uno dei suoi ex insegnanti, l’architetto Eugène Viollet-le-Duc, il quale però morì senza lasciare istruzioni sulla sua idea e così subentrò Gustave Eiffel, il quale decise di abbandonare l’idea dell’architetto di fare un sostegno di mattoni per crearne uno a capriate in ferro.

La statua presenta, ai piedi una catena spezzata calpestata dalla donna, simbolo della tirannia, e sulla testa, una corona a sette punte, le quali sono il simbolo dei sette mari ed i sette continenti.

Lungo il percorso di visita all’isola si incontrano delle statuette che rappresentano coloro che sono stati coinvolti nel progetto: Gustave Eiffel è facilmente riconoscibile… innalza sopra di sè, con entrambe le mani, la torre Eiffel.

ELLIS ISLAND E LE SUE LACRIME

Arriva l’ora di lasciare l’isola, saliamo di corsa sul traghetto per raggiungere Ellis Island. Durante il tragitto inizia a piovere, e non proprio un paio di gocce, come potete vedere dalla foto.

Ellis Island è un piccolo momento di storia nella breve vita degli Stati Uniti, di qui passavano tutti coloro che con le navi sbarcavano sulle rive dell’Hudson sperando di iniziare una vita migliore in America.

si entra dalla stessa porta in cui son passati chissà quanti milioni di persone, e l’emozione è indescrivibile.

Appena passata la soglia, prendiamo una nuova audioguida e iniziamo il nostro percorso cominciando dalla Stanza delle Valigie, qui infatti sono esposte moltissimi sacchi e borse dell’epoca, un grande mappamondo mostra da dove proveniva tutta quella gente in viaggio verso la libertà, e su due display -rappresentanti la bandiera americana- cambiando angolazione si possono vedere le foto di alcuni volti che hanno passato qualche ora in quelle stanze.

Sullo stesso piano una stanza dove venivano fatti degli accertamenti medici: chi non era ritenuto in salute veniva rispedito a casa e l’avventura americana finiva ancora prima di cominciare.

Per raggiungere il primo piano si passa attraverso la “scala della Separazione” e poi ecco che davanti a nostri occhi si apre la Registry Room. E’ immensa, e vuota.

Ellis Island

L’audioguida mi invita a sedermi. Aspetti e in un instante provi ad immaginare quella sala piena di gente stanca e distrutta dal viaggio, che deve aspettare di passare l’ultimo esame prima di ricominciare la propria vita da zero.

Chiudo gli occhi e intorno a me sento le urla dei bambini, un miscuglio di lingue in cui forse riesci a distinguere qualche parola in italiano, alcune in francese, altre in tedesco.

Siamo tutti lì, seduti o per terra o sulle panche ad aspettare che venga chiamato il nostro numero. Sto seduta lì pochi minuti ma sembrano già un’eternità, pensare che loro hanno aspettato ore prima di essere ricevuti. La domanda a cui era più difficile rispondere era: “hai un lavoro?”.

La legge sul lavoro del 1885 infatti prevedeva che gli immigrati giunti dall’estero non potessero entrare se già in possesso di un contratto di lavoro, dovevi quindi dimostrare di avere le capacità e le competenze per lavorare ma allo stesso tempo di non avere un lavoro garantito presso un familiare che già si era stanziato in territorio americano.

Ellis Island MuseumNelle altre stanze fotografie, e voci registrate fanno rivivere appieno quei momenti. E’ emozionante e allo stesso tempo terrificante sentire le voci di coloro che sono passati per di là dare la loro testimonianza, vedere i letti dove hanno dormito, i bagni, i sacchi e le valigie utilizzate. A me un brivido è corso lungo la schiena. Ellis island è detta anche l’isola delle lascrime, dove molti hanno avuto l’occasione di rifarsi una vita ma dove anche tante famiglie si sono divise. E’ un luogo ricco di sensazioni probabilmente perchè lo sentiamo molto vicino a giorni nostri.

IL REGISTRO DEI NOMI DI ELLIS ISLAND

Libro dei nomi a Ellis IslandAll’interno della Registry Room, in fondo alla sala, c’è una piccola teca dove giace il Registro dei Nomi (se avete visto il film Hitch sapete di cosa parlo!).

I viaggiatori una volta giunti in questa stanza registravano il loro nome per il colloquio, ad ognuno di essi veniva consegnato un foglio con un numero.

Da adesso si poteva solo aspettare il proprio turno.

Se andate sul sito del Museo di Ellis Island avrete la possibilità di scoprire quante persone con il vostro cognome sono passate per quelle stanze. Io ci ho provato, con il mio cognome solo 33, e con il vostro?

Scopritelo qui!

 

Ciao, io sono Elisa Pasqualetto, ma tutti ormai mi chiamano Liz. Sono nata a Venezia, anche se le voci dicono che non ci viva più nessuno. Nella vita lavoro freelance come Social Media Manager e Copywriter, mentre questo blog è solo una finestra sulla mia più grande passione: il viaggio.

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