Marin Falier
Venezia

Marin Falier: la storia di un uomo illustre che tradì Venezia

La cosa per cui il Doge Marin Falier è passato alla storia è stata la sua imprudente congiura, del 15 aprile 1355, ma non tutti sanno la storia di questo personaggio illustre veneziano. Perché se le sue ultime gesta gettano fango sulla sua intera vita, il suo vissuto ci descrive un uomo dedito alla Serenissima ed estremamente capace.

Marin Falier è un personaggio importante nella storia veneziana, ma le notizie che lo riguardano, arrivano solo fino ai suoi trent’anni, quando diventa uno dei tre capi del Consiglio dei Dieci.

Chi era Marin Falier prima del dogado

Marin nacque nel 1280, a Venezia, da una famiglia ricca, che aveva dato alla città già un paio di dogi, Vitale e (1085-1096) e Ordelaf (1102 – 1118).

Ma diventare uno dei capi del Consiglio dei Dieci è stato solo l’inizio della carriera di Marin, che durante la sua vita si guadagnò l’appellativo di uomo valoroso, sapiente e liberale per bocca del Petrarca e di altri suoi contemporanei.

Se pensiamo che fu inviato come ambasciatore presso il Re di Ungheria e il duca d’Austria (e non solo), oppure che era stato investito cavaliere dal Re di Boemia e lo aveva nominato suo consigliere e familiare, capiamo bene il peso della sua figura nel panorama politico veneziano di quel tempo.

Ma il Falier non eccelle solo in politica, ma anche in campo militare. Infatti, combattè con successo contro gli Scaligeri, ma anche contro i genovesi e non furono le sole battaglie che affrontò.

Fa quasi sorridere pensare che, non contento di tutto questo successo nella sua vita, si occupò anche di edilizia veneziana e di qualche incarico amministrativo.

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Un uomo, dunque, dalle mille capacità, ligio al dovere, stimato, rispettato e amato dai suoi colleghi. Non dimentichiamoci che Marin è stato eletto doge con 35 voti su 41, a dimostrazione del fatto che in tanti lo ritenevano degno di occupare quel posto.

Non possiamo dire, però, che fosse fortunato in amore. Aluica Ludovica Gradenigo, seconda moglie di Marin, era molto più giovane di lui e a quanto sembra davvero molto bella e libertina. Diciamo pure che non si faceva scappare l’occasione di cadere tra le braccia di qualche bel veneziano.

Il povero Marin fu beffeggiato da Michele Steno, giovane scapestrato (e futuro doge per altro), non solo con frasi ingiuriose scritte sul camino (o sul trono dogale), ma anche coniando una frase passata alla storia, che ci ta così:

Marin Falier de la bela moier, altri la galde e lui la mentien


…che possiamo tradurre con “Marin Falier dalla bella moglie, gli altri se la gondono e lui la mentiene.

Marin non la prese bene. Per niente.

Fece imprigionare Michele Steno per un anno, lo fece frustare, ma ritenne comunque che la punizione non fosse sufficiente e si risentì verso l’aristocrazia.

Alcuni pensano che questo sia stato i motivo scatenante della sua congiura, ma è difficile credere che la demenza senile lo abbia portato a tanto. I motivi probabilmente sono altri e di natura politica.

Marin Falier doge, nel bene e nel male

Quando Marin Falier fu eletto, non era certo nel fiore dei suoi anni (anche se nella storia di Venezia abbiamo esempi incredibili di longevità, come il Doge Enrico Dandolo, che all’età di 90 anni ancora incitava i suoi in battaglia, stando in prima fila, in ciabatte perchè soffriva di gotta), ne aveva infatti 74.

Come abbiamo detto, Marin era un personaggio rispettato a Venezia, molti avevano stima della sua persona e del suo operato, specie nei confronti della Repubblica.

Il suo dogado durò appena 7 mesi, perché la sua improvvisa voglia di diventare “signore a bacchetta”, lo porto alla decapitazione.

Marin ha 74 anni e decide di mettere in piedi una congiura appoggiandosi all’elemento popolare e marinaresco, che aveva a capo Filippo Calendario e Bertucci Isarello. Una scelta che gli costerà la vita e la sua reputazione.

L’ironia della sorte vuole che Marin, poco prima dell’inizio della rivolta, invii un contrordine, che non giungerà mai a destinazione, perché tutto era già cominciato… e stava anche per terminare.

La congiura fu sventata a causa di Bertrando Bergamosco (pellicciaio), uno dei ribelli, che nell’intento di tenere l’amico patrizio Nicolò Lion fuori dalla battaglia suggerendogli di starsene a casa il giorno seguente, causò in Nicolò il sospetto che qualcosa non quadrasse. Con dolore, fece rinchiudere Bertrando per evitare che andasse ad avvertire i ribelli e si recò dal doge, che apprendendo la notizia, faticò a nascondere la sua reazione. Bertrando fu torturato e la congiura sventata. Se la congiura sfumò in poche ore, la sentenza per il Doge Falier arrivò in appena due giorni (il 17 aprile 1355).

Non c’è alcun dubbio che Falier sia stato sottoposto ad un interrogatorio, prima di perdere la testa, ma inspiegabilmente non esistono documenti a riguardo. La sua testa ruzzolò per le scale, che un tempo si ergevano di fronte alla Scala dei Giganti (dove oggi si trova la Porta della Carta), quelle scale che 7 mesi prima aveva salito per fare la sua promessa alla Repubblica. Povero Marin, aveva proprio perso la testa.

La sua testa fu esposta al pubblico, infilzata in un palo, perché fosse da monito a chiunque avesse pensato di provare a rivoltarsi a Venezia.

Fu sepolto senza onori, in una cassa, dopo che il suo corpo era rimasto esposto nella Sala del Piovego per 24 ore, con la testa vicino al corpo.

Ma il governo veneziano non si fermò qui e fece in modo che tutti ricordassero quel giorno, negli anni avvenire. Il ritratto di Falier nella Sala del Maggior Consiglio viene cancellato e coperto da una scritta, che lo ritrae come il traditore della Repubblica. Successivamente, verrà sostituito da un quadro con un drappo nero, che oggi riporta la stessa scritta.

Il 7 maggio 1355, il Consiglio dei Dieci stabilisce che il 16 aprile (giorno di San Isidoro) sarà dedicato a ringraziare il Signore Dio e San Marco per aver salvato lo Stato di Venezia, con una solenne processione che presupponeva l’intervento del doge e una messa solenne, la mattina a San Marco.

Curiosità su Marin Falier

Insomma, Marin Falier si è proprio rovinato sul finale. Una carriera brillante, demolita da un momento di debolezza. C’è chi dice che era scritto così, perché la notte in cui tornò a Venezia da Avignone per assumere il dogado, a causa della nebbia attraccò con il bucintoro in piazzetta San Marco e inavvertitamente passò tra le due colonne.

Passare tra le due colonne è segno di sventura ancora oggi a Venezia. Fateci caso, i veneziani non passeranno mai tra le due colonne dove per secoli sono stati impiccati innumerevoli briganti e innocenti.

I veneziani, allora, erano molto superstiziosi e c’era chi aveva predetto il futuro nero del doge Falier.

Una leggenda racconta che il suo spirito vaghi ancora la notte, in Campo San Giovanni e Paolo, dove si trova la Basilica omonima, in cui i dogi venivano (solitamente) sepolti. A Marin non è permesso entrare e il suo spirito vaga, nella speranza che un giorno quelle porte si apriranno anche per lui.

In realtà, inizialmente Marin Falier fu sepolto qui, forse un ultimo gesto di rispetto verso l’uomo che era stato prima di impazzire? Chi lo sa, fatto sta che nel 1812 viene collocato nella loggia esterna del Fontego dei Turchi, dove riposa tutt’oggi.

Conclusioni

Tutto sommato Marin Falier mi sta pure simpatico. Certo, non ha avuto una grande idea a tradire la Serenissima, ma bisogna riconoscergli in fatto che era un uomo colto e ammirato.

Per la serie “anche i migliori sbagliano”, se non fosse esistito Marin Falier non sarei qui a raccontarvi la sua storia e chissà oggi, come sarebbe stata Venezia, se ce l’avesse fatta.

Ciao, io sono Elisa Pasqualetto, ma tutti ormai mi chiamano Liz. Sono nata a Venezia, anche se le voci dicono che non ci viva più nessuno. Nella vita lavoro freelance come Social Media Manager e Copywriter, mentre questo blog è solo una finestra sulla mia più grande passione: il viaggio.

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