
Quando viaggiare significa scappare…
Lo sguardo triste che osserva una cartina del mondo appesa al muro, il sospiro che, se prima era silenzioso, ora si fa pesante, pressante, presente.
Le braccia che cadono ai lati del corpo, la testa che si abbandona sotto il peso dei pensieri, che ora si concentrano solamente su di uno: viaggiare.
C’è chi viaggia per la pura voglia di farlo, c’è chi lo fa per lavoro e quando arrivano le tanto amate ferie si rinchiude in casa in completa solitudine, con una birra in una mano e il telecomando nell’altra, e poi c’è chi viaggia per scappare.
Sì, viaggiare significa scappare, per lo meno in alcuni casi è così, ma ci si convince talmente tanto di viaggiare per viaggiare, di soffrire effettivamente della “dannazione di essere una viaggiatrice o un viaggiatore“, che non si ammette nemmeno a sé stessi che si compra un biglietto aereo per scappare.
L’ho fatto anche io, anche io sono scappata in viaggio per non affrontare ciò che dovevo, ma quando si torna il motivo che ti ha fatto partire ti aspetta sulla porta di casa e ti porge le chiavi per aprire la porta. E’ come se ti dicesse “ok, ti sei fatta il tuo giro, ma adesso ci beviamo un té e facciamo due chiacchiere” e tu in tasca non ce l’hai un altro biglietto per andartene. Ma perchè i biglietti last minute non esistono più, maledizione?
[Tweet “Viaggiare significa scappare, a volte, ma non sempre è qualcosa di negativo.”]
Credo che il viaggio aiuti, i problemi ancora non li sa risolvere, ma ha sicuramente il potere di schiarire le idee o per lo meno di farci sentire meglio, almeno temporaneamente.
Il viaggio è una cura apparente, è come mettere un cerotto su un taglio di 10 centimetri, tampona ma non guarisce.
Il termine viaggio presume che ci sia una partenza e che ci sia un ritorno, è un cerchio che si apre e poi si chiude, un percorso che inizia e poi finisce, ma l’importante è ciò che succede nel mezzo.
Si spendono così tante parole per parlare di niente, tanto vale tapparsi la bocca e usare la voce per chiedere un bicchiere di acqua in un’altra lingua finchè non si avrà il coraggio di dire qualcosa di sensato nella propria.
Si viaggia e si scappa in continuazione, basta far sì che non diventi un’abitudine e si abbia la consapevolezza di avere sempre un biglietto di ritorno, perchè seppur virtuale, quel biglietto esiste.
L’insoddisfazione brucia, io stessa quando le cose non mi piacciono la prima cosa che faccio è pensare alla mia prossima destinazione, è quasi un riflesso condizionato, che si impara a controllare con il tempo, ma che
a volte è bene anche lasciar sfogare.
Non son qui a fare le morale a nessuno, forse solo a me stessa.
Forse, ma solo un po’.
Viaggiate per il piacere di viaggiare, viaggiate per scoprire, viaggiate per il bisogno di farlo, insomma viaggiate, che ogni scusa è buona!
Ciao, io sono Elisa Pasqualetto, ma tutti ormai mi chiamano Liz. Sono nata a Venezia, anche se le voci dicono che non ci viva più nessuno. Nella vita lavoro freelance come Social Media Manager e Copywriter, mentre questo blog è solo una finestra sulla mia più grande passione: il viaggio.

6 commenti
Pellegrino Paolo Eretico
Anche nello yoga ti insegnano che ciò che allontani si ripresenterá. I problemi si devono affrontare e risolvere. Il viaggio è un momento utile per riflettere e trovare una soluzione, ispirazione per il futuro.
Liz Au
Esatto, è un momento di transizione che aiuta ad arrivare alla soluzione…
Enrico
Seneca insegna: puoi cambiare il cielo sopra di te, ma non il cielo dentro di te
Ecco perchè non ho mai creduto al viaggio come rimedio ai moti dell’anima
Liz Au
Un rimedio sicuramente no, peró credo aiuti a valutare meglio la situazione in certi casi.. No?
Sara
Io invece credo che il cielo dentro di noi possa cambiare grazie al viaggio, non c’è garanzia ma il solo tentare porterà comunque un cambiamento dentro di noi.
Bel post Liz!
Sara 🙂
Liz Au
Bello questo pensiero… 🙂 Un bacio Sara!