Le abitudini che noi italiani ci portiamo in viaggio
Tutti noi abbiamo delle abitudini, delle manie in viaggio e fuori dal viaggio, ma esistono delle abitudini che noi italiani non lasciamo mai, sono attaccate a noi come delle cozze ad uno scoglio ma, in fondo, nemmeno ci dispiace più di tanto.
Io per prima, quando viaggio, mi accorgo che, da italiana, certe cose non possono mancare, non ci posso rinunciare, è più forte di me, e penso che, facilmente, vi ritroverete nelle mie parole…. o magari forse no, vediamo.
L’ABITUDINE DI MANGIARE BENE
Lo stereotipo dell’italiano che si porta via il frigo nel bagaglio da stiva (e non in quello a mano perchè la passata di pomodoro della nonna non si può portare dal momento che è un semiliquido – vedi post sui liquidi nel bagaglio a mano) non è uno stereotipo, ma la pura e semplice verità.
Noi italiani amiamo mangiare bene, anzi, abbiamo proprio l’abitudine di coccolare il palato con la nostra cucina mediterranea, perché per quanto possa essere buono un hamburger del fast food, niente può battere il pasticcio di carne della mamma, e sfido chiunque a dire il contrario!
In viaggio però è controproducente riempirsi la valigia di pasta e focacce, per cui l’alternativa in viaggio è cercare in maniera meticolosa un posto dove mangiare bene. Credo che noi italiani siamo l’unico popolo che in viaggio dia così importanza al cibo, anche perché, se mangiamo male siamo anche capaci di non goderci appieno la vacanza, d’altro se non si mangia (soprattutto assaggiando la cucina del posto), si viaggia solo a metà.
IL CAFFE’
Gran bella gatta da pelare il caffè in viaggio, di brodaglie ce ne vendono fino allo sfinimento, ma non c’è verso che all’estero siano capaci di fare un caffè come Dio comanda.
In Australia, quando avevo cominciato a lavorare come cameriera in un bar, capitava che dovessi fare io il caffé, ovviamente lo facevo all’italiana, convinta di ricevere un numero infinito di apprezzamenti, cosa che non è mai avvenuta, come potete immaginare, visto cosa sono abituati a bere. Non volevamo nemmeno la schiuma del cappuccino, perché era troppo… schiumosa!
Il caffè per noi è un rito che gli altri paesi, ad eccezione di qualcuno come ad esempio la Spagna, non capiranno mai, ecco perché anche in viaggio una delle abitudini che noi italiani non perdiamo è proprio questo, anche se fa schifo.
FARSI CAPIRE A GESTI E ALZANDO IL TONO DI VOCE
Ce l’abbiamo nel DNA, gesticoliamo un sacco e siamo convinti che il nostro interlocutore, che spesso e volentieri non parla italiano per ovvi motivi, sia anche sordo.
Muoviamo braccia e mani come se fossimo indemoniati, parliamo lentamente alterando i nostri lineamenti facciali in smorfie irripetibili e poco ci manca che l’Amplifon ci dia una percentuale sulle vendite con tutti i clienti che probabilmente gli mandiamo, senza saperlo.
Un po’ ignorantemente, siamo convinti che la nostra gestualità sia capita in tutto il mondo (oltre che la nostra lingua, visto che non siamo famosi per sapere l’inglese), ma sfortunatamente non è così, il bello, però, è che noi riusciamo a farci capire in ogni parte del mondo e al gioco dei mimi non abbiamo sicuramente rivali.
A voi vengono in mente altre abitudini che noi italiani non perdiamo mentre siamo in viaggio?
Ciao, io sono Elisa Pasqualetto, ma tutti ormai mi chiamano Liz. Sono nata a Venezia, anche se le voci dicono che non ci viva più nessuno. Nella vita lavoro freelance come Social Media Manager e Copywriter, mentre questo blog è solo una finestra sulla mia più grande passione: il viaggio.
7 commenti
Wannabeaglobetrotter - Danila
Caffeeeeee, io non capisco perché ma nel mondo nessuno capisce che il caffè buono non deve riempire una tazza ma lasciare la tazzina mezza vuota xD io ormai mi arrogo il diritto di dare indicazioni su come lo voglio ma quando li stoppo sono tutti scioccati dal fatto che voglio “così poco caffè”.
Per la gestualità penso non ci sia nulla di più bello! Una mia amica messicana non si stanca mai di dirmi quando siamo belli ed espressivi nel nostro parlare… Fa parte di noi quanto pasta caffè e pizza!!
Liz
Le tre condizioni per essere italiano! 😛
Francesca Cioccoloni
La terza mi ha fatto troppo ridere, perché mi ha riportato alla mente quella volta in cui una ragazza italiana diceva “no ghiaccio” con tono sempre più forte alla commessa di un fast food…in Marocco! Beh, non ho resistito, mi sono voltata e le ho detto che era marocchina, mica sorda.
Liz
Hai fatto benissimo…
ma noi italiani abbiamo questo vizietto, insopportabile!
Paolo
Un elenco incompleto, disordinato e (poco) suggestivo:
– Il maglioncino legato in vita o sulle spalle (che non si sa mai il colpo di freddo);
– Spiegare che da noi ci sono moltissimi accenti (mentre Yorkshiriani e Surreyani parlano proprio uguale);
– Dire che non si è preso nulla dal minibar (con l’alito che puzza ancora di martini rosso e il caramello del Twix tra i denti);
– Mettere tutto nel bagaglio a mano (perché se spedisco la valigia, poi la perdo s i c u r a m e n t e);
– Dire che il vino cileno sembra chimico (il prosecco invece è proprio naturale);
– Associare il dressing per l’insalata a liquido seminale di cammello e dire “che cacchio ci vuole a mettere olio, aceto, sale e pepe sul tavolo?” (in effetti…);
– Bere il tè senza latte in Inghilterra (a meno che non si sia stitici);
– Lamentarsi dell’assenza del bidè (in effetti…);
– Fotografare il cesso con lo spruzzo elettronico in Giappone (lo ammetto…);
– Applaudire all’atterraggio o guardare male chi applaude (la seconda…);
– Stupirsi della moquette in bagno in UK (in effetti…);
– Parlare male dell’Italia a chi vuole venirci in vacanza (ingrati);
– Dire che in Italia in fondo si sta proprio bene (te pareva);
– Provare a parlare in spagnolo basandoci sul dialetto veneto (“podarìa essér” sentita recentemente… ed è stato capito);
– Non capire un cazzo quando uno spagnolo parla a velocità normale (siamo tutti neolatini, alla faccia!);
– Lamentarci della voce del muazzin dal minareto (mentre le campane domenicali della prima messa da noi sono proprio simpatiche);
– Vestirci sempre leggermente troppo pesanti rispetto alla media, in nord Europa (e prendere lo stesso il raffreddore);
– Dire che le canne dei coffee shop di Amsterdam sono proprio speciali (e non ricordarsi il gusto);
– Non capire perché non ci siano due pasti al giorno normali, a mezzogiorno e alle sette e mezzo di sera (e trovare gli altri mediamente più grassi di noi);
– Provarci con le ragazze straniere facendo smorfie, gesti, parlando un pessimo inglese, ridendo alle nostre battute un po’ troppo volgari (e andare puntualmente in bianco);
– Negare di andare nei ristoranti italiani all’estero (excusatio non petita…);
– Dire che le hostess Lufthansa sono brutte e vecchie (in effetti…);
– Dire che Alitalia fa schifo e imitare l’accento romano “dorsce o salato? bibbbbita?” degli steward abbronzati (in effetti…);
– Dire che con Ryanair non si viaggerà mai più (tranne poi prenotare alla prima occasione voli a 12 euro verso qualche paesotto nordico a 200 chilometri dalla più vicina forma di civiltà);
– Avere spesso il sorriso (“gli occhi allegri da italiano in gita” di Contiana memoria);
– Avere la gazzetta dello sport di dieci giorni prima in borsa (non si leggono libri, siamo italiani);
– Portare gli occhiali e la barba (in effetti…);
– Essere riconoscibili da altri italiani a distanza di almeno 100 metri senza farci sentire!
Liz
ahahaha mi hai fatto morire! 🙂
Elisa - Tripvillage
Per il caffè non saprei proprio dire perché credo di essere l’unica italiana che non lo beve 🙂
Ma un’abitudine ORRIBILE è quella di non rispettare le file!!! Mai una volta che vedi uno che salta o si intrufola e che poi non parli italiano…..